N. 10 Settembre 1999 | La vera causa dell’astensionismo alle elezioni europee

Nonostante le decisioni più importanti si discutano a livello europeo, è nel quadro nazionale che si organizzano gli interessi. Questo perché non esiste un vero governo europeo, ma soltanto un Consiglio di Stati sovrani, le cui decisioni più importanti sono sottratte ad ogni controllo democratico e sono subordinate al ricatto del veto. E' questa la vera causa del deterioramento delle istituzioni democratiche.

La campagna elettorale che ha preceduto le elezioni europee di giugno ha avuto purtroppo ancora una volta il carattere di un confronto politico su temi nazionali. Ed è certo che la mancanza di una visione europea in tutte le forze politiche – con alcune sporadiche e parziali eccezioni – è stata la ragione principale del preoccupante tasso di astensionismo che, anche se in misura diversa – si è manifestato in tutti i paesi dell’Unione.

Come mai questo accade? Come mai le forze politiche restano insensibili a realtà europee di enorme importanza, come l’entrata in vigore dell’Euro, e non reagiscono ad un evento tragico, come la guerra del Kosovo, che ha messo in luce con drammatica evidenza l’urgente necessità di una presenza politica dell’Unione?

In Europa tutte le decisioni più importanti vengono ormai prese – quando vengono prese – a livello europeo. Sembra quindi che il potere reale si stia trasferendo in modo sempre più evidente dal quadro nazionale al quadro europeo. Resta allora da capire perché la conquista di questo potere non diventa la posta di un’accanita lotta politica tra i partiti; perché l’attenzione degli elettori non viene indirizzata verso i centri decisionali europei; perché il Parlamento europeo non viene percepito dagli elettori come la massima espressione della volontà popolare; e perché i cittadini stessi non sentono, se non in modo embrionale e confuso, di far parte di un unico popolo europeo.

La verità è che il potere reale sta effettivamente uscendo – ormai da alcuni decenni – dal quadro nazionale, ma non per questo esso si sta trasferendo ad un quadro europeo. Allo svuotamento degli Stati nazionali non corrisponde la nascita di un potere alternativo, e la causa di ciò sta nel fatto che non esiste un governo europeo responsabile di fronte al Parlamento, ma soltanto un Consiglio di Stati sovrani, le cui decisioni più importanti sono sottratte ad ogni controllo democratico e sono subordinate al ricatto del veto. Il che significa che, tranne che in casi assai rari, esse non vengono prese del tutto o sono inefficaci, contraddittorie e impopolari perché hanno il carattere di faticosi compromessi tra posizioni divergenti e vengono percepite dai cittadini come provvedimenti imposti dall’alto, sui quali essi non possono esercitare alcuna influenza.

È così che in Europa si è creato un vuoto, in cui inevitabilmente si inserisce il potere egemonico americano. Per contro, il potere formale rimane nelle mani degli Stati nazionali. È soltanto dalla dialettica politica nazionale che dipende la carriera degli uomini politici e la loro notorietà, così come essa è costruita dai mezzi di informazione. È nel quadro nazionale che si organizzano gli interessi. È quindi inevitabile che la lotta politica si svolga nel quadro nazionale, che il dibattito faccia emergere temi nazionali e che i cittadini, pur allontanandosi dalla politica in un modo sempre più preoccupante, identifichino il loro potere di scelta democratica con il voto per l’uno o l’altro partito nazionale in vista del raggiungimento di obiettivi nazionali. L’Europa rimane sullo sfondo, non appartiene alla sfera della politica, è un ideale che quasi tutti condividono ma che non diventa mai un obiettivo immediato. E il Parlamento europeo continua ad essere un’entità impotente e ignorata dai cittadini, incapace persino di usare i poteri che possiede. Anziché diventare quella Assemblea costituente che Willy Brandt auspicava e alla quale Spinelli aveva tentato di dare vita, esso rischia di perdere, con il crescere, da un’elezione all’altra, della generale indifferenza, anche quella carica simbolica che gli viene dal fatto di essere espressione del suffragio popolare europeo.

È questa la ragione per la quale moltissimi sono consapevoli del fatto che il destino degli Europei dipende dall’unità politica dell’Europa, ma nessuno fa nulla perché questa unità si realizzi. Eppure da questa impasse è necessario e urgente uscire. Il distacco dei cittadini dalla politica significa crisi della democrazia e questa porterà inevitabilmente, prima o dopo, alla crisi delle istituzioni che della democrazia sono l’espressione. Se si arriverà a questo punto in qualcuno dei paesi dell’Unione, il percorso dell’unificazione europea si concluderà definitivamente, e si concluderà con un tragico fallimento. Ma per evitare che ciò si verifichi bisogna che qualcuno – nei governi, nei partiti, nel Parlamento europeo, nei Parlamenti nazionali – abbia un soprassalto di orgoglio e sappia porre – in termini operativi e non di generico auspicio – il problema di dare all’Unione una costituzione democratica e federale e di mobilitare i cittadini per la sua realizzazione.

Publius

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